venerdì 5 marzo 2010

Don Chisciotte.



Nel vedere quello che succede in giro, a volte ci vengono in mente paragoni.
A volte improponibili e a volte molto più verosimili, si sovrappongono nella nostra mente fotogrammi di film, brani di romanzi oppure strofe di una canzone o di una poesia che potrebbero essere perfettamente sovrapponibili a quanto ci è dato vedere.
E' questo il caso di specie che ci è venuto in mente: Don Chisciotte della Mancia!
Come nel romanzo di Miguel de Cervantes anche per le nostre valli si aggira un cavaliere impavido che combatte le sue battaglie convinto della vittoria finale.
Anche il nostro eroe immagina di essere il paladino della giustizia e della verità. Al pari di Don Chisciotte vede giganti ed eserciti che altro non sono che mulini a vento e greggi al pascolo. Come il cavaliere di Cervantes ha uno scudiero affascinato dalla promessa di una terra da governare e allo stesso modo dedica le sue imprese ad una idealizzata donna che nel nostro caso assume le fattezze ancora più incerte di un ideale.
Ecco: gli ingredienti ci sono tutti. Anche lui ribattezza il suo destriero e, a cavallo del suo Ronzinante "virtuale", vaga in cerca delle sue verità che gli si parano davanti con folgorante chiarezza.....

....Come prima cosa ripulisce e rimette in sesto alcune armi che erano appartenute ai suoi avi; poi si reca dal suo ronzino che gli sembra, anche se malconcio, persino superiore al leggendario Bucefalo di Alessandro Magno. Poiché al ronzino manca un nome, Don Alonso decide di chiamarlo Ronzinante, ovvero "primo fra tutti i ronzini del mondo"; solo in seguito pensa di nobilitare in qualche modo anche il proprio nome, e decide per "Don Chisciotte della Mancia", un nome che pone in evidenza il suo lignaggio e onora la sua terra natale. Ma si rende conto che manca ancora qualcosa:


« Lucidate le armi, fatta del morione una celata, dato il nome al ronzino e confermato il proprio, si persuase che non gli mancava altro se non una dama di cui dichiararsi innamorato. Un cavaliere errante senza amore è come un albero spoglio di fronde e privo di frutti, è come un corpo senz'anima, andava dicendo a sé stesso »


La donna dei sogni viene così identificata in una certa Aldonza Lorenzo, giovane contadina di un piccolo paese vicino che viene subito ribattezzata Dulcinea del Toboso. Fatti tutti questi preparativi e preoccupato per i danni che può procurare al mondo tardando a partire, Don Chisciotte si mette presto in viaggio. Cammin facendo si chiede come fare a battersi per nobili cause se nessuno lo aveva armato cavaliere. Il problema è risolto a fine giornata quando egli, giunto in un "nobile castello" (in realtà un'umile osteria) sottopone la questione al "castellano" (l'oste). Questi, resosi conto della pazzia del suo cliente, finge di essere un grande signore e con l'aiuto di due donzelle lo arma cavaliere. All'alba, Don Chisciotte lascia l'osteria felice e contento.

Nel bosco libera un ragazzo che era stato legato e picchiato da un contadino e riprende la strada alla ventura, quando incontra un gruppo di Toledo che si reca a comprare seta a Murcia; Don Chisciotte, certo che siano cavalieri erranti, grida loro di fermarsi e di dire che in tutto il mondo nessuna era più bella dell'Imperatrice della Castiglia-La Mancia, Dulcinea del Toboso. I mercanti si fanno gioco di lui e ne nasce una rissa in cui Don Chisciotte, caduto malamente da cavallo, viene bastonato di santa ragione da uno stalliere.

Un contadino del suo paese, di ritorno dal mulino con il carro, lo trova e lo riporta a casa dove la nipote e la governante erano in pensiero per la sua assenza. Il curato del paese e il barbiere, fattagli una visita, si rendono conto del suo stato e decidono di bruciargli tutti i libri di cavalleria nella speranza che guarisca. Ma Don Chisciotte non guarisce e dopo quindici giorni convince un contadino del paese, di buon carattere ma non troppo "sveglio", ad andare con lui in veste di scudiero, promettendogli di farlo governatore se avessero conquistato un'isola. Il contadino, che si chiama Sancho Panza, accetta; salito sul suo asinello, parte con Don Chisciotte in sella al suo ronzino per le vie del mondo....

....

« Viaggiava Sancho Panza sopra il suo asino come un patriarca, colle bisacce in groppa e la boraccia all'arcione, e con un gran desiderio di diventare governatore dell'isola che il padrone gli aveva promesso. »


Sancho disse:


« Ma sì. Ora ricordo di aver continuato a fare il barbiere. »


E Don Chisciotte gli rispose:


« Bé, direi che il barbiere non fa per te. »


Sono da poco in cammino quando si vedono all'orizzonte trenta o quaranta mulini a vento, che Don Chisciotte scambia per smisurati giganti con i quali vuole subito battagliare. Malgrado gli ammonimenti di Sancho egli si slancia a galoppo contro il primo mulino a vento, cadendo a terra e rimanendo piuttosto malconcio[1].

I due riprendono la strada e incontrano una comitiva costituita da due frati dell'ordine di San Benedetto, un cocchio con dentro una dama biscaglina diretta a Siviglia, quattro persone a cavallo di scorta e due mulattieri a piedi. Don Chisciotte scambia i due frati per degli incantatori e la dama per una principessa rapita e ordina loro di liberarla. Seguono altre zuffe.

Ripreso il cammino i due arrivano a una osteria di campagna, che Don Chisciotte nuovamente scambia per un castello, prendendo altresì le sguattere per delle principesse.

In seguito Don Chisciotte incontra un gregge di pecore, prendendolo per un vasto esercito; vedendolo menare colpi agli animali con la lancia in resta, i pastori gli gridano di fermarsi; poiché questo non serve, per poco non lo ammazzano:


« cominciarono a salutargli l'udito con pietre grosse come il pugno »


Da questo scontro Don Chisciotte perde due denti e da questo momento si chiamerà "Il Cavaliere dalla Trista Figura"

Un'altra volta capita a Don Chisciotte e a Sancho di assistere a un funerale notturno; il cavaliere, credendo che il catafalco sia la barella di un cavaliere ferito o morto, decide di far giustizia assalendo uno dei vestiti a lutto. Gli altri, disarmati, si spaventano e scappano. Questa volta Sancho ammira veramente il valore del suo padrone e quando il caduto si rialza egli dice:


« Se mai quei signori volessero sapere chi è stato il valoroso che li ha ridotti a quel modo, vossignoria dirà che è il famoso Don Chisciotte della Mancia, il quale con altro nome si chiama il Cavaliere dalla Trista Figura »

(tratto da Wikipedia)

segue....

1 commento:

benito ha detto...

Poveri incoscienti e presuntuosi tra blog e cazzate solo questo riescono a fare speriamo che si vergognino per le stupidagini che dicono,poi quell APRILE che fa il post e si risponde da solo ma che per caso ha un problema mentale mai in che mani stavamo l'importante che ormai non nuocino più che finaccia