Nei primi giorni della settimana appena trascorsa è stata depositata la motivazione della sentenza di assoluzione pronunciata dal Giudice del Tribunale di Poggio Mirteto in relazione alla denuncia che il Sindaco Lini aveva fatto nei nostri confronti.
I fatti li conoscete tutti e potete anche ritrovarli su questo blog percorrendo a ritroso i vari post. Attendevamo però la sentenza nella sua interezza per avere la possibilità di far conoscere a tutti i cittadini il senso della nostra opposizione alle azioni del Sindaco.
Nella motivazione della sentenza di assoluzione appare con tutta chiarezza l'integrità politica e morale di Magliano Insieme che ha esercitato un proprio legittimo diritto senza diffamare nessuno.
Ci limitiamo per ora a pubblicare l'articolo apparso oggi sul Corriere di Rieti, in attesa del testo integrale della sentenza che provvederemo a pubblicare su queste pagine.
Sarebbe auspicabile che il clima politico si rasserenasse e che si potesse tornare ad un sano e costruttivo confronto democratico anche se purtroppo non abbiamo elementi concreti che ci facciano intravedere questa possibilità. Siamo però convinti che Magliano meriti uno sforzo che vada oltre le singole convinzioni, che vada al di là anche delle appartenenze affinchè si possano mettere finalmente da parte anche tutti i rancori accumulati in tanti anni di netta e dura contrapposizione.
Inutile sottolineare che, a questo punto, un pronunciamento del Sindaco o dei suoi sostenitori in relazione a questa vicenda, ci farebbe comunque piacere. Restando realisti dubitiamo fortemente che ci sarà mai anche se continueremo a sperare che ciò accada.
Dal Corriere di Rieti
di Paolo Di Basilio
Minoranza in tribunale per un manifesto. Il giudice: "E' diritto di critica"
Diffamazione, assolti in 11
MAGLIANO SABINA - La politica spesso finisce in tribunale. E’ quello che è accaduto a Magliano dove di una virulenta polemica sul presunto inquinamento della sorgente che alimenta l’acquedotto si è dovuto occupare un giudice. I fatti avvennero tra marzo e aprile del 2005 quando scattò l’allarme per una presunta contaminazione da diserbanti delle aree limitrofe alla sorgente Barc o a Fabbrica di Roma. Il gruppo “Magliano Insieme” in un manifesto criticò l’operato dell’amministrazione. Una frase (“il sindaco non ha inteso fare assolutamente nulla scegliendo di non far trapelare la notizia”) ha scatenato l’ira di Angelo Lini che sporse querela contro ignoti. Querela che, mai ritirata, ha portato di fatto gli undici in tribunale (tutti difesi dall’avvocato Marco Bonamici), accusati di diffamazione a mezzo stampa. Ma il giudice Gian Luca Soana li ha assolti a febbraio perché il fatto è stato commesso nell’esercizio di un altro diritto: cioè quello di critica. La motivazione depositata nei giorni scorsi, dopo aver ricordato che la giurisprudenza è molto “elastica” quando c’è di mezzo una diatriba politica, richiama sentenze della Cassazione a titolo di esempio. Pronunciamenti in cui frasi forti come “ormai sei morto e puzzi pure” oppure “trombone politico”, pronunciate in contesti politici, sono state considerate legittime critiche. Il limite - ricorda il giudice - è quello della continenza che nel manifesto oggetto del processo non è stato superato perché il gruppo di minoranza “non ha fatto altro che sottoporre a critica, certamente aspra e forse anche faziosa la condotta del sindaco” che - si legge nella motivazione - “ha compiuto delle scelte, certamente legittime, nell’ambito della discrezionalità”. Ma “il tutto tenendo conto che era possibile, all’interno di quella discrezionalità, assumere scelte di natura diversa”. Poi il giudice passa in rassegna i principali passaggi del manifesto. Il principale è quello in cui si contestava la scelta del sindaco di non aver fatto trapelare la notizia. Secondo quanto emerso dall’istruttoria il giudice conclude che “è vero ch e i responsabili del Comune di Fabrica hanno immediatamente avvisato il comune di Magliano” e che il sindaco Lini ha scelto, a differenza del collega di Fabrica, “di non prendere provvedimenti attendendo i risultati delle analisi”. Una scelta - si precisa nella motivazione - che è “il frutto di una valutazione legittima del sindaco” che ha deciso “di non allarmare la popolazione”. Il giudice poi va oltre facendo valutazioni su altri passaggi di quel manifesto considerando vere sia le frasi sul presunto inquinamento da erbicidi sia quelle che sottolineavano come l’amministrazione si fosse mossa solo dopo una nota inviata proprio da ”Magliano Insieme” che segnalava l’ordinanza cautelativa in vigore da giorni a Fabrica. In questo senso si sottolineano sia le dichiarazioni rese dal sindaco che, soprattutto, quelle di un tecnico comunale che ha indicato “di aver appreso dell’ordinanza a seguito della comunicazione da parte del gruppo Magliano Insieme e da quanto indicato da un giornale locale”. Le conclusioni del manifesto - chiude il giudice - sono perciò “certo polemiche” ma mai oltrepassanti il limite della continenza essendo “espressioni di quel diritto di critica politica proprio di ogni cittadino e, a maggior ragione, di rappresentanti della opposizione al consiglio comunale”.
I fatti li conoscete tutti e potete anche ritrovarli su questo blog percorrendo a ritroso i vari post. Attendevamo però la sentenza nella sua interezza per avere la possibilità di far conoscere a tutti i cittadini il senso della nostra opposizione alle azioni del Sindaco.
Nella motivazione della sentenza di assoluzione appare con tutta chiarezza l'integrità politica e morale di Magliano Insieme che ha esercitato un proprio legittimo diritto senza diffamare nessuno.
Ci limitiamo per ora a pubblicare l'articolo apparso oggi sul Corriere di Rieti, in attesa del testo integrale della sentenza che provvederemo a pubblicare su queste pagine.
Sarebbe auspicabile che il clima politico si rasserenasse e che si potesse tornare ad un sano e costruttivo confronto democratico anche se purtroppo non abbiamo elementi concreti che ci facciano intravedere questa possibilità. Siamo però convinti che Magliano meriti uno sforzo che vada oltre le singole convinzioni, che vada al di là anche delle appartenenze affinchè si possano mettere finalmente da parte anche tutti i rancori accumulati in tanti anni di netta e dura contrapposizione.
Inutile sottolineare che, a questo punto, un pronunciamento del Sindaco o dei suoi sostenitori in relazione a questa vicenda, ci farebbe comunque piacere. Restando realisti dubitiamo fortemente che ci sarà mai anche se continueremo a sperare che ciò accada.
Dal Corriere di Rieti
di Paolo Di Basilio
Minoranza in tribunale per un manifesto. Il giudice: "E' diritto di critica"
Diffamazione, assolti in 11
MAGLIANO SABINA - La politica spesso finisce in tribunale. E’ quello che è accaduto a Magliano dove di una virulenta polemica sul presunto inquinamento della sorgente che alimenta l’acquedotto si è dovuto occupare un giudice. I fatti avvennero tra marzo e aprile del 2005 quando scattò l’allarme per una presunta contaminazione da diserbanti delle aree limitrofe alla sorgente Barc o a Fabbrica di Roma. Il gruppo “Magliano Insieme” in un manifesto criticò l’operato dell’amministrazione. Una frase (“il sindaco non ha inteso fare assolutamente nulla scegliendo di non far trapelare la notizia”) ha scatenato l’ira di Angelo Lini che sporse querela contro ignoti. Querela che, mai ritirata, ha portato di fatto gli undici in tribunale (tutti difesi dall’avvocato Marco Bonamici), accusati di diffamazione a mezzo stampa. Ma il giudice Gian Luca Soana li ha assolti a febbraio perché il fatto è stato commesso nell’esercizio di un altro diritto: cioè quello di critica. La motivazione depositata nei giorni scorsi, dopo aver ricordato che la giurisprudenza è molto “elastica” quando c’è di mezzo una diatriba politica, richiama sentenze della Cassazione a titolo di esempio. Pronunciamenti in cui frasi forti come “ormai sei morto e puzzi pure” oppure “trombone politico”, pronunciate in contesti politici, sono state considerate legittime critiche. Il limite - ricorda il giudice - è quello della continenza che nel manifesto oggetto del processo non è stato superato perché il gruppo di minoranza “non ha fatto altro che sottoporre a critica, certamente aspra e forse anche faziosa la condotta del sindaco” che - si legge nella motivazione - “ha compiuto delle scelte, certamente legittime, nell’ambito della discrezionalità”. Ma “il tutto tenendo conto che era possibile, all’interno di quella discrezionalità, assumere scelte di natura diversa”. Poi il giudice passa in rassegna i principali passaggi del manifesto. Il principale è quello in cui si contestava la scelta del sindaco di non aver fatto trapelare la notizia. Secondo quanto emerso dall’istruttoria il giudice conclude che “è vero ch e i responsabili del Comune di Fabrica hanno immediatamente avvisato il comune di Magliano” e che il sindaco Lini ha scelto, a differenza del collega di Fabrica, “di non prendere provvedimenti attendendo i risultati delle analisi”. Una scelta - si precisa nella motivazione - che è “il frutto di una valutazione legittima del sindaco” che ha deciso “di non allarmare la popolazione”. Il giudice poi va oltre facendo valutazioni su altri passaggi di quel manifesto considerando vere sia le frasi sul presunto inquinamento da erbicidi sia quelle che sottolineavano come l’amministrazione si fosse mossa solo dopo una nota inviata proprio da ”Magliano Insieme” che segnalava l’ordinanza cautelativa in vigore da giorni a Fabrica. In questo senso si sottolineano sia le dichiarazioni rese dal sindaco che, soprattutto, quelle di un tecnico comunale che ha indicato “di aver appreso dell’ordinanza a seguito della comunicazione da parte del gruppo Magliano Insieme e da quanto indicato da un giornale locale”. Le conclusioni del manifesto - chiude il giudice - sono perciò “certo polemiche” ma mai oltrepassanti il limite della continenza essendo “espressioni di quel diritto di critica politica proprio di ogni cittadino e, a maggior ragione, di rappresentanti della opposizione al consiglio comunale”.