martedì 15 dicembre 2009

Ma non vale anche per noi?

Prendiamo spunto dall'episodio inaccettabile accaduto a Berlusconi per riflettere anche su alcuni fatti che accadono, forse per riflesso di un clima avvelenato dalla disputa spregiudicata, anche in comunità piccole come la nostra.
Le parole spesso hanno un peso molto più grande di quanto si potrebbe aspettare colui che le pronuncia, spesso senza pensare alle conseguenze che potrebbero generarsi.
La politica, quella con la "P" maiuscola, non si fa con offese, con le illazioni, con attacchi personali, con battute sulle mogli, sulle sorelle, sulle madri e sui padri, sugli amici. Si fa dimostrando capacità di analisi, di sintesi, si fa con la progettualità, con il confronto magari anche aspro ma sempre corretto, e anche con l'accettazione del risultato elettorale. Si fa producendo alternative credibili, si fa informandosi evitando di parlare senza cognizione di causa al solo fine di "buttarla in caciara".
Anche a Magliano assistiamo ogni giorno ad attacchi spregiudicati e offensivi che nulla hanno a che vedere con la "vera politica". Ogni giorno assistiamo ad uno spettacolo inqualificabile che non aiuta certo nella costruzione della nostra vita democratica. Però c'è da segnalare che la minoranza istituzionale svolge correttamente il proprio ruolo e quindi quegli atteggiamenti rimangono, per fortuna, episodi isolati, fini a se stessi e riconducibili alle poche persone che li pongono in essere.
Vogliamo pensare che quei pochi capiscano e che, chi può, li faccia ricredere su determinati atteggiamenti. Ce lo auguriamo perchè è di un clima sereno e di confronto pacato che Magliano ha bisogno un pò come ne ha bisogno l'intera Nazione.
Da parte nostra ce la stiamo mettendo tutta per non gettare benzina sul fuoco, per non alimentare polemiche e dispute, per non rispondere alle palesi provocazioni e alle istigazioni.

Siamo certi di riuscirci così come siamo sicuri che i Maglianesi abbiano capito.
Però sarebbe bene che si capissero quali sono i confini del confronto e quando questi vengono superati fino a diventare cattiverie, maleducazione e ripicche personali.
Anche per questo pubblichiamo un piccolo articolo preso dalla prima pagina de "Il Messaggero" in edicola oggi.
Speriamo che serva almeno come spunto di riflessione.


MAI PIÙ PAROLE

COME PIETRE

di ROMANO PRODI
LA GRAVISSIMA aggressione al presidente del Consiglio ha colpito tutto il nostro Paese, non solo la classe politica ma tutti noi. Ci ha colpito in modo profondo perché un atto di simile violenza, da qualsiasi parte esso provenga, non solo è un’inaccettabile offesa verso una persona che ricopre un’altissima responsabilità politica, ma costituisce una lacerazione della nostra vita democratica. La democrazia è stata infatti costruita per sostituire con il dialogo e con la parola il modo di vita di una società che prima era regolata solo dalla sopraffazione e dalla violenza.
Un atto di questo tipo, anche se proviene da un uomo debole, non è solo un’aggressione verso una persona ma un passo indietro per tutta la nostra comunità. In queste difficili ore che seguono questa azione sciagurata è iniziata una doverosa riflessione se questo sia un episodio isolato o se segni l’inizio della diffusa violenza politica che già in passato ha insanguinato l’Italia. Vorrei che evitassimo di dividerci anche su questa previsione perché l’uno o l’altro esito dipendono solo da noi, dalla nostra moderazione e dalla nostra capacità di regolare i nostri comportamenti e di misurare le nostre parole.
Nei sistemi democratici le parole possono davvero essere più terribili e pericolose delle armi offensive. E dietro a noi abbiamo ormai troppi anni in cui, dentro e fuori dal Parlamento, la parola ha cessato di essere strumento di convincimento per divenire un’arma di offesa. Un’arma che scava solchi fra le persone, fra i gruppi e fra i partiti, un’arma che dovremo, soprattutto nelle prossime settimane, usare con prudenza e con saggezza.
Mentre auguro al presidente del Consiglio una pronta e completa guarigione, voglio insistere perché la parola ritorni ad essere strumento di dialogo e convincimento e diventi quindi il primo baluardo della nostra democrazia. In tale modo questo triste episodio rimarrà un tragico episodio ma non sarà l’inizio di tragedie ancora più grandi per l’Italia.


1 commento:

Nauseato ha detto...

Certi ributtanti post su qualche blog e i relativi vomitevoli commenti, la dicono lunga su quanto odio hanno in corpo certe persone. Ma forse definirle persone è veramente troppo. Poi strillano pure se fanno una legge che limita certe schifezze.