sabato 22 maggio 2010

Ancora sull'Ospedale.

Questa volta a sparare a zero sulla gestione del nostro Ospedale è un sindacalista dell'Ugl. Ci sarebbe da chiedersi come mai che questo zelante signore faccia la sua denuncia solo adesso.
Pubblichiamo l'articolo de "il Messaggero" oggi in edicola. 



        Denunciati turni farsa e trasferte illegittime a Magliano. Il      sindaco Graziani reagisce: «Si guardi a Roma, non qui» 

Nuova picconata sulla sanità reatina 

Spese ingiustificate al “Marini”: l’Ugl chiede l’intervento della Corte dei conti
di ANDREA BONANNI
I guai non vengono mai da soli, recita un vecchio adagio. E sulla sanità reatina continuano a piovere ogni giorno. Nell’occhio del ciclone, ancora una volta, i presidi territoriali che, oltre ai tagli di posti letto prospettati nella riorganizzazione della rete ospedaliera su cui sta lavorando la Regione, in queste ore devono anche fare i conti con un fronte interno, che spara ad alzo zero sulla gestione delle risorse finanziarie utilizzate sino ad oggi dall’Asl. Una gestione su cui viene addirittura invocata una verifica da parte della Corte dei Conti. A denunciarlo è Maurizio Angeloni, segretario provinciale dell’Ugl medici Rieti, che sul Marini di Magliano, nello specifico, dipinge un quadro a tinte fosche. «E’ un presidio - spiega - che ha perso nel corso degli anni credibilità per la politica di tagli alla sanità, ma anche per la grande quantità di risorse economiche che la struttura ha assorbito e assorbe per mantenere un servizio che è sempre meno efficiente».Il segretario Ugl sostiene che «emerge una corresponsabilità della direzione dell’ospedale e delle scelte aziendali nella gestione per lo meno confusa dell’ospedale degli ultimi anni». Gli esempi, a quanto pare, non mancano: «Il primo riguarda i turni di notte dei sanitari di medicina che non sono espletati in guardia attiva ma in reperibilità per permettergli, dopo il turno di notte, di effettuare attività ambulatoriale nel giorno seguente. Ma se tale prassi - spiega Angeloni - può essere giustificata dalla domanda dell’utenza, non è altrettanto giustificabile né legittimo che, come sembra, i sanitari svolgano il turno di reperibilità con timbratura continua dalle 20 alle 8 del mattino seguente, indipendentemente se siano stati o meno chiamati a intervenire al letto del malato per un’emergenza». Un altro esempio citato dal segretario Ugl è quello degli anestesisti dell’ospedale. Cinque in organico più uno convenzionato, i quali svolgono attività anche sul territorio per terapia del dolore o nutrizione parenterale. «Questo non permette di far fronte alle richieste dell’ospedale nell’orario normale di lavoro tanto che l’amministrazione paga ore aggiuntive agli anestesisti in organico per gestire attività di routine invece di delegare il lavoro sul territorio a specialisti convenzionati. Ecco perché gli stipendi degli anestesisti del Marini sono ben superiori a quelli del De Lellis nonostante quest’ultimi abbiano incombenze maggiori». Poi torna a chiedere l’intervento della Corte dei Conti per «turni non necessari del personale amministrativo e sanitario, trasferte di viaggio pagate impropriamente, come pure l’utilizzo del personale e dell’orario di lavoro». Non la pensa così il sindaco di Magliano Alfredo Graziani che difende a spada tratta il nosocomio sabino. «Ma quale sperpero di denaro. Se la Regione intende tagliare posti letto - argomenta il primo cittadino - lo faccia nelle cliniche romane, dove un posto in più o in meno, non fa differenza. Il nostro territorio è già al limite e non può permettersi ridimensionamenti. Credo che ci sia bisogno di una ridistribuzione equa delle risorse, ma questo potrà avvenire solo mettendo mano alla sanità della capitale e non viceversa a quella delle province».

10 commenti:

Aprile ha detto...

Un sndacalista fa bene a porsi ciò che si è posto Angeloni, è anch'esso un dipendente e quando vede un collega che guadagna molto più di lui pur svolgendo il medesimo servizio, certamente prima gli "rode"... e poi subentrano gli eventuali abusi ed illeciti.
Il disegno mi sembra sia chiaro; la Polverini (sua ex segretario generale ugl) cerca in qualsiasi maniera giustificare i tagli che si appresta a fare alla sanità laziale ed in particolare quella reatina, quale migliore occasione inventarsi sprechi effettuati al "Marini" per poterlo chiudere?
Dipende da noi tutti ormai il futuro di questa struttura, è giunto il momento di una forte mobilitazione di tutta la cittadinanza ed i comuni del territorio.
MA DA SUBITO! e non aspettare le decisioni che una volta prese, non torneranno mai più indietro.
QUESTA VOLTA VORREI VEDERE PERO' IN PRIMA LINEA ANCHE I DIPENDENTI E NON NASCONDERSI COME IL PIU' DELLE VOLTE E' STATO FATTO, Poichè noi difendiamo il servizio e non il loro posto di lavoro, quello lo debbono fare loro con in testa i sindacati.
Magari con ANGELONI.

Antonello Ruggeri ha detto...

Che Angeloni faccia bene o male non ci interessa. Quello che invece ci interessa è l'obiettivo che si pone. Ci sembra molto strana questa sua uscita almeno nei tempi. Forse Angeloni vuole assurgere a personaggio e ingraziarsi la Presidenza della Regione per avere il posto tanto ambito di Direttore della ASL. Angeloni però sa benissimo di non essere gradito ne alla gente ne ai dipendenti e forse è solo per questo che sta cercando di scavalcare questo ostacolo puntando direttamente verso chi deve decidere.

c.g. ha detto...

La tua è un'altra ipotesi, quella più opportunistica direi, quella cioè di ottenere da Angeloni la direzione della ASL reatina.
Io sono però molto più scettico e vedo in questo quello già detto nel precedente commento; creare le condizioni "materiali"; gli sprechi, gli abusi, per dimostrare l'improduttività del nosocomio per chiuderne definitivamente la struttura.

Anonimo ha detto...

In paese lontano lontano, nell’ospedale locale il medico in servizio termina le sue 12 ore di turno
Ospedale, ore 20.00 di un giorno qualunque. Il reparto è al completo e ci sono anche due appoggi in chirurgia. I pazienti sono per lo più anziani, fragili, in precario equilibrio alcuni, altri ancora in via di stabilizzazione. Al letto 607 il monitor lamenta il suo irregolare beep-beep; al 712 la pompa per infusione suona per qualche problema sulla linea, e nella stanza in fondo al corridoio parenti che aspettano chiusi nel loro dolore.
Beh comunque sono le 20.00 è ora di smontare e di entrare in reperibilità; se ci saranno problemi gli infermieri lo chiameranno; speriamo che nei trenta minuti che al massimo gli sono concessi non si verifichi l’irreparabile (perché se chiama un’ambulanza per un trasporto urgente ci mette un’ora e mezza? Mah!). Dopo 12 ore di servizio, avrà o no diritto di uscire a prendere una boccata d’aria! Non dico di tornarsene a casa come di solito fanno altri suoi colleghi in altri ospedali, ma almeno una boccata d’aria!
No questo diritto non ce l’ha. Non perché esista una norma che lo vieti; in fondo nel suo ospedale di notte non c’è bisogno che il medico sia presente, se non in caso di una “eventuale e del tutto ipotetica emergenza”; e per questa, dicono sia sufficiente la reperibilità. Lui questo diritto non ce l’ha perché non sente di averlo! Ma che diritto può accampare di fronte a pazienti e parenti ciascuno sofferente a modo suo? Negli anni essi hanno sempre visto lui e i suoi colleghi presenti anche dopo le 20, qualcuno anche chiedendo stupito: “A dottò, ma nun ce vai a casa?!”. A loro sarà comunque sembrato normale avere la presenza del medico in corsia durante la notte; d’altra parte non è così negli ospedali?
E’ stato detto e scritto: voi timbrate troppo in reperibilità! Evidentemente c’è chi ha punti di vista diversi e valutazioni differenti.
Lui e i suoi colleghi hanno dato negli anni la massima disponibilità nel cercare di migliorare il servizio; se dopo anni si continua a negare ai pazienti un diritto che in altri ospedali non è neanche lontanamente posto in discussione, si adegueranno a quanto da altri voluto, nei limiti che la loro etica professionale gli imporrà. Continueranno comunque a considerare prioritaria l’assistenza al malato ricoverato cercando, come sempre in passato, di conciliare con essa l’imponente attività ambulatoriale svolta dalla Divisione.
In questo paese lontano lontano la vita arranca un giorno dopo l’altro.

Nota dell’autore: qualsiasi riferimento a fatti e situazioni è del tutto casuale e involontario.

Aprile ha detto...

Toccante questo fantastico, ma non tanto, racconto dell'anonimo medico(forse).
I medici, tutti gli operatori sanitari, non c'entrano niente con la situazione attuale, quella della sanità nel Lazio ed in particolare della nostra provincia, essi sono soltanto vittime tanto quanto i potenziali "clienti" di queste strutture sanitarie inadeguate.
Vorrei però essi fossero parte attiva insieme ai maglianesi e di tutti gli abitanti del comprensorio, alla risoluzione definitiva di questi problemi.
Ne trarrebbero vantagio anche loro, per il riconoscimento del sacrificio che fanno e della responsabilità loro affidata, quella della vita di un essere umano.
Se davvero sei un medico, ma anche se non lo sei, ti suggerisco leggere un breve racconto di Kafka, il suo titolo è "un medico di campagna", vedrai che poi non è cambiata molto la concezione che si ha di questa professione.

maurizio angeloni ha detto...

ho letto solo ora i commenti sul mio conto e su quanto dico sull'ospedale. è ovvio che non sono io che si fa "rodere", bensì chi fa certi commenti, anche perchè il problema dello stipendio è veramente l'ultimo dei miei problemi, avendo occasione di andare in missione all'estero dove si guadagna molto bene. quanto a diventare direttore della ASl di Rieti, è un'ambizione che lascio ad altri perchè personalmente non lo ritengo un posto ambito viste le condizioni della nostra azienda. il problema è un altro.- molte persone si sentono toccate nell'orgoglio o meglio nella presunzione perchè se l'ospedale di magliano, dall'essere un ospedale all'avanguardia negli anni 70, si è ridotto allo strato in cui è, è evidente che la responsabilità non è da attribuirsi a altri se non a chi lo ha gestito senza adeguarlo alle nuove necessità imposte dai tempi e dai bisogni di salute.che si vada poi a chiedere ai medici di famiglia perchè non mandano i pazienti all'ospedale. personalmente io stesso mi rivolgo alla struttura, dove tra l'altro ho lavorato, e ci indirizzo persone, ma per quello che ritengo l'ospedale possa garantire. infine qualcuno mi deve spiegare perchè certi stipendi apparsi sul sito della ASL nella prima operazione trasparenza sono stati poi ridimensionati dall'azienda in un secondo schema. evidentemente c'era qualcosa che non c'entra con l'invidia che qualcuno mi attribuisce. in ogni caso, a differenza di chi scrive in questo blog, ciò che scrivo lo firmo sempre. maurizio angeloni 27/9/2010

Aprile ha detto...

Si vada allora a sfogliare le migliaia di delibere dal 1975 al 1980 dove anch'io feci parte di uno dei due consigli di amministrazione, quello che andava dal 77 all'80, della enorme mole di lavoro che si produsse, certamente insieme agli allora sanitari e restante personale del "Marini", anche se non tutti daccordo visto l'attaccamento che avevano ai soldi ed in particolare quando furono loro tolte le si dette compartecipazioni, una forma veniale di spillare soldi pubblici per inesistenti forme di produttività.
Tutto il resto, dall'istituzione del SSN in poi non mi ha più riguardato purtroppo causa la mia migrazione.
Se lei afferma di aver prestato servizio presso questo nosocomio, potrebbe dirci pure quale sia stato il suo apporto affinché si fossero migliorati alcuni servizi e non contribuire col silenzio a chiuderli tipo ostetricia e ginecologia?

m. angeloni ha detto...

ho lavorato all'ospedale nel 91 in chirurgia , servizio ostetricia che, per quanto possa io aver lavorato male(in realtà non è così) non ha chiuso per causa mia bensì per qualcosa che ha a che fare con qualcosa che potremmo definire " conflitto di interessi tra pubblico e privato" da parte di qualcuno e non certo io e che ha determinato un calo delle richieste di prestazioni da parte dell'utenza. Finita la sopecializzazione in ostetricia in Inghilterra nopn ho poi partecipato al concorso in chirurgia che già aveva un vincitore designato, sa come vanno le cose in Italia, che non era ginecologo, etc etc, preferendo scegliere un'altra strada senza aiuti ne "spinte".

m.angeloni ha detto...

ecco cosa scrivevo nel 2004 (sintetizzato per motivi di spazio), a dimostrazione che il problema dei piccoli ospedali non l'ho sollevato solo ora.

"La strategia dei piccoli ospedali si sviluppa negli anni 60-70 con lo scopo di migliorare i servizi sanitari per la popolazione dei piccoli centri urbani, fino ad allora garantiti solo dalle condotte mediche e ostetriche che non bastavano più a fronteggiare le aumentate esigenze di salute delle comunità decentrate. Tuttavia la costruzione dei piccoli ospedali non fu sempre giustificata da una legittima domanda di salute della popolazione, bensì fu il risultato di interessi politici ed elettorali o di speculazioni edilizie. È evidente che, in questi casi, simili strutture non avevano una loro utilità oggettiva e costituivano un costo non indifferente per la comunità senza produrre corrispondenti benefici. Un problema poi era rappresentato dalla scarsità di attrezzature al passo con i tempi per i piccoli ospedali, dovuta alla insufficienza di risorse finanziarie che ne limitava l’operatività rispetto alle esigenze della popolazione. Di conseguenza, nonostante le finalità politiche e l’ ambizione delle amministrazioni locali, delle amministrazioni ospedaliere o dei loro primari, i piccoli ospedali risultavano il più delle volte malriuscite copie di quelli più grandi, causa la mancanza della necessaria organizzazione e potenzialità operativa. Poi venne l’”austerity” per la Sanità e nella “stanza dei bottoni” si pensò di chiudere i piccoli ospedali con conseguenze ben immaginabili di personale da mobilizzare e di proteste, persino sommosse, da parte delle comunità che si sentivano defraudate di un bene prezioso. I piccoli ospedali diventarono oggetto di nuove e contrapposte speculazioni politiche in cui i bisogni della gente entravano solo marginalmente. Si, perché è proprio questo il punto. Il piccolo ospedale serve ma non certo a fare, per esempio, chirurgia oncologica senza un’adeguata rianimazione o un reparto di terapia oncologia con cui coordinare gli interventi. Serve invece per fare chirurgia di emergenza e pronto soccorso e per diagnosticare e curare alcune patologie meno complesse. Il tutto in un’ottica di livelli di riferimento e di territorio che a soddisfi le esigenze di salute più immediate della popolazione e a far si di non ingorgare centri provinciali e regionali con richieste inappropriate al loro standard operativo. Ma un’ idea così forse si scontra con le ambizioni di insoddisfatti primari o con le idee altrettanto ambiziose di manager ASL che non riescono a calarsi come dovrebbero nella realtà e capire i bisogni della gente".
Maurizio Angeloni Dite la vostra da il Messagero del 8/9/2004

comunque perchè non facciamo un dibattito pubblico a quattr'occhi invece di nasconderci dietro affermazioni non firmate?

Aprile ha detto...

Vede che allora qualche ragione l'ho? quella del reparto in questione non è stato altro che la punta di un iceberg dove successivamente ci sono andati a cozzare tutti gli altri problemi voluti irresponsabilmente per egoismo dei suoi colleghi.
Il resto da lei scritto nel 2004 non riguarda l'ospedale di Magliano poiché è da secoli che il maglianese coltiva tale forma di solidarietà, fin dai tempi dei cosidetti lazzaretti di cui Magliano ne era una sede.
Successivamente per la nobiltà e l'alto senzo di solidarietà di una delle famiglie Marini, attraverso una donazione, venne istituito l'ospedale civile di cui tanti residenti e non ne hanno usufruito dei servizi.
Quello dell'alta tecnologia e della qualità posso senza ombra di dubbio ricordare a lei ed anche ai miei concittadini, che ad esempio negli anni fine quaranta lo allora dottor "Consiglio" primario di questo ospedale, effettuò persino plastiche facciali,degli arti e quant'altro e che ancora oggi reggono, se vuole posso farle conoscere coloro ne usufruirono poiché ancora viventi.
Oppure, altro luminare della chirurgia, anche oncologica, professore Picaro, dove ad esempio intervente su di un carcinoma dello stomaco di un paziente, questo deceduto decine di anni dopo per cause naturali.
Quegli ospedali cui lei fa riferimento certo, per lo più erano costruiti per accontentare questa o quella corrente democristiana, accidenti se è vero e sappiamo noi, noi ex PCI, quante battaglie per respingere la folle scelta di costruirne altro a Poggio MIrteto.
Aggiungo ancora che quelle amministrazioni ospedaliere, quelle in vigore fino all'inizio dell'ottanta, si adoperavano per poter aumentare le capacità di sviluppo di questo ospedale e ripeto, soltanto per la cecità di alcuni amministratori tra cui gli attuali, è stato possibile ridurlo ai minimi termini, ad un mero poliambulatorio neanche specialistico
Comunque la ringrazio di avere preso in considerazione uno dei miei frequenti interventi.
Che le serva a ricordare.
Carlo Gasperini