lunedì 19 ottobre 2009

L’estremista, il fazioso e il pluralista.

Oggi vogliamo proporvi una riflessione che non è per nulla avulsa da quello che succede anche nel nostro paese.
Per farlo vi proponiamo un articolo di Angelo Panebianco pubblicato sul "Corriere della Sera" oggi in edicola. Anche se a qualcuno potrà apparire strano, le riflessioni che possono scaturire dalla lettura dell'articolo, si possono applicare benissimo anche alla situazione politica del nostro paese. Siamo certi che dopo la lettura e una prima, anche sommaria riflessione, troverete spunti interessanti che, se approfonditi, vi porteranno ad una visione più chiara di quanto succede anche in questo nostro piccolo paese e l'individuazione dei facenti parte alle categorie richiamate non sarà difficile. Del resto, anche dalla lettura delle pagine dei vari blog, si può arrivare lo stesso alle medesime conclusioni. A volerla dire tutta, a Magliano esiste anche qualche altra sub-categoria ma sulla quale è meglio sorvolare perchè le riflessioni da fare, in questo caso, sarebbero davvero troppe.
Buona lettura.

CATEGORIE DI UNA (BRUTTA) STAGIONE

L’estremista, il fazioso e il pluralista

Viviamo in una fa­se, simile ad al­tre della nostra storia, di incana­glimento della lotta politi­ca, siamo immersi in un clima di guerra civile vir­tuale. Siamo, pur con i no­stri difetti, una democra­zia ma rispettabili pensa­tori di altri Paesi, aizzati da demagoghi nostrani, vengono a spiegarci che viviamo sotto una dittatu­ra. Abbiamo un dibattito pubblico apertissimo ma c’è chi racconta che la li­bertà di stampa è minac­ciata. Alcuni parlano del­­l’Italia come se si trattas­se dell’Iran o della Birma­nia. Abbiamo libere e re­golari elezioni ma una parte non esigua degli elettori dello schieramen­to sconfitto non ricono­sce la legittimità del go­verno in carica (ma la stessa cosa facevano certi elettori dell’attuale mag­gioranza quando governa­vano i loro avversari).

E’ in questi momenti che conviene tornare ai «fondamentali»: che co­sa permette a una demo­crazia di sopravvivere? Di quali virtù o qualità deve essere dotata la cittadi­nanza democratica? La de­mocrazia è un regime mo­derato. Ha bisogno che a guidare i governi siano sempre forze moderate, di destra o di sinistra, e che le componenti estre­miste siano tenute a ba­da. Ma perché ciò accada occorre che, fra i cittadi­ni, prevalgano certi atteg­giamenti anziché altri. Nelle democrazie, in tut­te, la maggioranza dei cit­tadini ha interesse nullo, scarso o sporadico per la politica. E’ sempre una minoranza, magari consi­stente ma pur sempre mi­noranza, a seguire con continuità le vicende poli­tiche. Sono gli atteggia­menti prevalenti in que­sta minoranza a dettare tono e qualità della demo­crazia.

Sono tre i tipi umani che più frequentemente si incontrano in tale mi­noranza: l’estremista, il fa­zioso, il pluralista. Li indi­co nell’ordine che va dal meno al più compatibile con la democrazia. Gli estremisti veri e propri, così come qui li intendo, sono (fortunatamente) sempre pochi, anche se rumorosi e, spesso, peri­colosi. La loro presenza dipende da certe caratteri­stiche della politica, dal fatto che la politica, più di qualunque altra attivi­tà umana, si presta ad es­sere il luogo in cui si pos­sono scaricare le frustra­zioni personali. Per l’estremista la politica è una grande discarica nel­la quale egli getta la parte peggiore di sé. L’estremi­sta è uno che odia. Odia se stesso in realtà ma tra­sforma l’odio per se stes­so in odio per il «nemico politico». La politica, da­ta la sua natura competiti­va e conflittuale, si presta bene per questa operazio­ne. Lo sventurato giovane che su Facebook si è chie­sto perché nessuno abbia ancora ficcato una pallot­tola in testa a Berlusconi è una vittima del clima che gli estremisti alimen­tano (per inciso, quel brutto incidente potreb­be essere la sua fortuna: se non è uno stupido ri­fletterà, capirà che un uo­mo è tale solo se pensa con la sua testa, se non si fa comandare o suggestio­nare dal clima dominante negli ambienti che fre­quenta).

Poi c’è il fazioso. A differenza dell’estremi­sta il fazioso, come qui lo intendo, non è un caso psichiatrico. Però è spaventato dalle opinioni in contrasto con la sua. Nei mezzi di comunicazione cerca più conferme ai suoi pregiudizi che informazioni o dibattiti di idee. È rassicurato dall’idea che esista, in materia di politica, la «verità», unica, chia­ra, indiscutibile, e che egli, essendo onesto e intelligente, la conosca. Per lui, quelli che non vogliono accettare la verità in cui egli crede sono disonesti o stupidi.

Il fazioso teme lo stress che gli procure­rebbe il riconoscimento che il mondo è dav­vero complesso e ambiguo. Ha bisogno di contare su un quadro di certezze: di qua il bene, di là il male. Un grande economista, Joseph Schumpeter, diceva che spesso eccel­lenti persone, brave nel loro mestiere, sono in grado di parlare con competenza e matu­rità dei problemi della loro professione ma regrediscono all’infanzia appena comincia­no a parlare di politica: il Bene, il Male, le fate e gli orchi, gli sceriffi col cappello bian­co e i banditi col cappello nero. Il fazioso, essendo spesso tutt’altro che stupido, vive con patimento la sua contraddizione: la coe­sistenza, in lui, dell’orrore per le opinioni di­verse dalla sua e del riconoscimento della necessità del pluralismo delle opinioni in una democrazia.

C’è infine il pluralista. Accetta il fatto che il mondo sia complesso e, dunque, che non ci sia, sui fatti contingenti della politica, una Verità acquisita per sempre. Accetta che il problema sia, ogni giorno, quello (fati­coso) di impadronirsi, confrontando le opi­nioni e riflettendo sui fatti, di quel poco di precarissima «verità» che si riesce ad affer­rare. Senza abdicare alle proprie convinzio­ni più profonde non teme di ascoltare pare­ri diversi. Pensa che, se sono ben argomen­tati e presentati con garbo, possano anche arricchirlo.

Quanto più nella minoranza che si inte­ressa con continuità di politica prevale il ti­po pluralista, tanto più la democrazia è sal­da e sicura. Non è questione di destra o sini­stra o, attualmente, di berlusconiani e anti­berlusconiani. Ci sono faziosi e pluralisti di ogni tendenza. Ad esempio, la differenza fra un fazioso antiberlusconiano e un plura­lista antiberlusconiano è che per il primo Berlusconi è il nemico mentre per il secon­do è solo un avversario.

C’è poi la questione dell’uovo e della galli­na. Ci sono fasi in cui, entro la minoranza che segue la politica, i pluralisti si trovano in difficoltà e sembrano quasi soccombere di fronte alla prepotenza dei faziosi (sempre seguiti da un imbarazzante codazzo di estre­misti). È difficile stabilire se in quei momen­ti i faziosi prevalgono perché aizzati dalle ur­la di furbi demagoghi o se, invece, i furbi demagoghi hanno successo a causa dell’esi­stenza di una folta pattuglia di faziosi.

Angelo Panebianco
19 ottobre 2009

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Così chi ancora aveva dei dubbi, ora si sa con certazza dove siete collocati.

"anche l’altroieri il quotidiano di via Pompierino ha assolto al suo compito di spegnere gl’incendi che non ci sono. Ieri poi è entrato in scena a sirene spiegate, col caschetto sul capino, la tuta ignifuga, le slip in amianto e la pompetta ad acqua, il prof. Angelo Panebianco, che teme sempre di ustionarsi la barba. Vede “guerra civile strisciante” dappertutto, tant’è che ha appena ordinato un Canadair della protezione civile per dare più efficacia ai suoi editoriali scritti con l’idrante, terrorizzato dai piromani nostrani ai quali si aggiungono pure “rispettabili pensatori di altri paesi aizzati da demagoghi nostrani”. Tipo quel putribondo figuro di Josè Saramago che, non contento di avergli soffiato il Nobel per la letteratura, s’è messo pure a dire che l’Italia non è una democrazia. Possibile mai che uno straniero capisca l’Italia meglio di un professore con barba che vive a Bologna nel Mulino, anzi nel Mulino Bianco? No, impossibile: dev’esserci qualcuno che lo “aizza” di nascosto. E nessuno dice niente, nessuno fa niente: tocca far tutto al professor Panebianco che, sconsolato, distilla per gli eventuali lettori la sua summa theologica: “Conviene tornare ai fondamentali”, intima.

Ecco, torniamoci. Primo punto: “Nelle democrazie, la maggioranza dei cittadini ha interesse nullo o sporadico per la politica”. Purtroppo invece in Italia c’è gente che se ne interessa (ovviamente “aizzata” dai figuri di cui sopra): bisogna dissuaderla e lui è lì apposta. Eccolo dunque descrivere i “tre tipi umani che più frequentemente si incontrano in tale minoranza” che si interessa di politica: “l’estremista, il fazioso, il pluralista”. L’estremista è “pericoloso”, “frustrato”, “odia il nemico politico”, considera la politica “una grande discarica” e “alimenta un clima” brutto e violento. “Poi c’è il fazioso” che, “a differenza dell’estremista, non è un caso psichiatrico”, ma ha “orrore per le opinioni diverse dalla sua”. Entrambe le categorie parrebbero descrivere alla perfezione il presidente del Consiglio e i suoi fans (tipo Giuliano Ferrara, che ieri paragonava il pedinamento del giudice Mesiano alle proteste popolari contro Craxi, Poggiolini e Previti, dimenticando di precisare che Mesiano è un galantuomo e gli altri tre sono pregiudicati): invece Panebianco le appiccica ai due o tre “antiberlusconiani” rimasti in Italia.

Infine c’è “il pluralista”, e il prof. Panebianco modestamente lo nacque, barba compresa: “quanto più prevale il tipo pluralista, tanto più la democrazia è salda e sicura”. A questo punto il lettore, casomai fosse sopravvissuto, viene investito dal colpo di grazia finale: “C’è poi la questione dell’uovo e della gallina”, di cui facciamo venia ai nostri lettori perché vorremmo conservarne qualcuno."

Antonello Ruggeri ha detto...

Troppo facile. Troppo semplice. Così facendo lei dimostra solo di appartenere alla categoria dei faziosi. Fermarsi a riflettere ogni tanto può solo che far bene poichè apre gli orizzonti e quello che non si è mai visto appare con chiarezza. Pensare a un mondo popolato solo di "nemici" non può far bene ne a sestessi ne agli altri. E lei, trovato chi ha un'opinione diversa dalla sua, lo cataloga infatti come suo nemico. Vede, noi non stiamo dalla parte di nessuno. Cerchiamo però di essere obbiettivi. Può darsi che non sempre ci riesca. Però ci proviamo sempre. Grazie per il suo intervento ma poteva risparmiarsi la collocazione che risulta strumentale e gratuita.

Anonimo ha detto...

obiettivi voi? avete criticato sempre l'amministrazione lini voi vi state comportando peggio e di molto e mi dispiace vi ho dato fiducia anche io e mi sono pentito fatevi un bell' esame di coscienza

Anonimo ha detto...

Certo che se questo articolo di Panebianco fosse letto da un astronauta appena tornato da una missione su Marte durata almeno 15 anni, il povero reduce dagli spazi stellari avrebbe netta l'impressione di essere piombato in un paese in preda a convulsioni politiche pre o post rivoluzionarie. Panebianco, infatti, con il garbo e la moderazione che lo contraddistinguono, disegna uno scenario da "guerra civile fredda", per dirla con Luttazzi, che, personalmente, ritengo totalmente fuori luogo e "faziosamente" disinformante. La passione politica, fatta eccezione per un non esiguo numero di professionisti (in Italia come altrove) non può, fisiologicamente, non essere impregnata di atteggiamenti estremisti, demagogici, faziosi. Solo per rafforzare il concetto, senza allontanarci tanto nel tempo, possiamo leggere in questo senso i proclami ed i comportamenti della Lega (partito di governo); i contorcimenti e i voti della sinistra comunista dell'ultimo governo Prodi su diversi argomenti per loro scomodi; gli integralismi cattolici in materia di fecondazione assistita e omofobia, sia nello schieramento di governo che in parte dell'opposizione. Ciò posto, l'auspicio dell'editorialista del Corriere affinchè prevalga sempre la componente pluralista nell'ambito di tutti gli schieramenti politici è evidentemente da sottoscrivere, ma non si può arrivare a dire che la nostra democrazia è malata perchè sembrano avere la meglio gli estremisti ed i faziosi, e, peggio ancora, ciò solo perchè ci sono personaggi che soffiano sul fuoco della polemica. Bisogna credo avere più rispetto per l'intelligenza e la capacità critica di ogni singolo cittadino italiano e, nel suo insieme, dell'opinione pubblica del nostro Paese. In una situazione, questa si anomala nel panorama delle grandi democrazie occidentali, in cui il Presidente del Consiglio detiene un potere mediatico (diretto e indiretto) senza pari, è assolutamente normale che chi cerca di interpretare il ruolo (costituzionale) dell'opposizione debba essere necessariamente costretto ad alzare i toni dello scontro per fare udire la propria voce. Durante la prima Repubblica, quando questa mostruosità del conflitto di interessi impersonato da Berlusconi non esisteva, la dialettica politica era molto più prossima a quella auspicata da Panebianco e quando risultò necessario combattere ed isolare gli estremismi, poi sfociati negli anni di piombo, i pluralisti di ogni schieramento non ebbero problemi a vincere, insieme, quella battaglia. Il mio peronalissimo convincimento è che questa fase politica del nostro Paese debba essere vissuta il più serenamente possibile, senza però rinunciare a battersi sempre perchè la nostra democrazia, seppure "acciaccata" e maessa a dura prova, resista e, anzi, esca rafforzata da queste avversità. La diversità di opinioni, la dialettica anche dura, il confronto e, se necessario, lo scontro negli argomenti (mai nelle persone) sono il sale ed il pepe nelle società civili e democratiche; non dobbiamo averne paura. Ciò che ci deve invece terrorizzare è il "pensiero unico", l'anestesia della ragione, l'essere tutti d'accordo su tutto; non sarebbe umano, non sarebbe naturale, significhebbe che i nostri cervelli sono stati manipolati.
Scusatemi se sono stato prolisso e grazie al blog per avermi ospitato. A proposito, complimenti ad Anonimo per gli argomenti e lo stile (tranne le due righe di premessa, inutilmente ovvie anche per me che non sono di Magliano).

Anonimo ha detto...

L'anonimo (che poi non lo è) ha riportato solo un articolo preso da un giornale. Non è farina del suo sacco.

Sostenitore non pentito ha detto...

Vorrei conoscere i "fatti" per cui questa amministrazione e' peggio di quella precedente .messa la' così mi sembra una accusa gratuita.la qualità di una amministrazione si giudica dai fatti e' su quelli che chi la sostiene potra' e dovra' rispondere.

Anonimo ha detto...

Sono certo che è solo una dimenticanza, ma come mai il Blog non ha riportato la notizia della interruzione dell'energia elettrica per morosità alla Casa Alloggio? L'argomento non è di trascurabile importanza, lì ci sono persone anziane e non è estate. Pluralismo informativo significa anche dare conto di notizie poco gradite a chi le riporta.

Antonello Ruggeri ha detto...

La deplorevole vicenda è legata ad un ritardo del pagamento di una fattura da parte dell'AMS all'Enel. Da considerare però che quest'ultima non ha inviato alcun sollecito ne tantomeno un avviso di distacco o di riduzione della potenza erogata. Pur riconoscendo che la cosa poteva essere evitata con un'attenta gestione delle scadenze, rimarchiamo però il fatto che l'Enel doveva comunicare in anticipo il suo intervento in quanto la struttura servita è tra quelle da considerare diversamente da una comune utenza.

Anonimo ha detto...

e' !e!!se era successo prima gia' avevate messo i manifesti ma sai del resto non esiste un'opposizione vera e fate come volete bene bene comunque cose giuste non le fate ciaooo